Il 12 febbraio 1961 Monsignor Vincenzo Lojali firma la sua XXVI° Lettera pastorale alla diocesi dal titolo Il Concilio Ecumenico Vaticano II: “Il mondo cattolico” scrive “vive una grande vigilia e forse poche volte nella storia si è sentiti il cuore della cristianità palpare col cuore della Chiesa, come in questo tempo… Attraverso il Concilio, la Chiesa si presenterà davanti a tutti gli uomini nel rinnovato fulgore della sua intemerata bellezza.”
Esorta tutti i suoi fedeli ad accompagnare con ogni mezzo le fasi di questo grande evento ecclesiale, perché “nessuno dovrà un giorno rimproverarsi di non avere corrisposto alla voce del Signore, che per bocca del suo Vicario in terra, lo invita ad essere parte attiva di questo soffio di nuova Pentecoste.”. Prese parte a tutte le Sessioni Conciliari da lui vissute con entusiasmo, straordinaria diligenza e spirito di osservazione. Insieme ad altri vescovi africani fu ospite nella Casa romana delle Suore Marianiste, tornando puntualmente in Diocesi nel fine settimana, per adempiere il sevizio pastorale.
Dal 1962 trattò costantemente del Vaticano II sia nel Diario dell’anima e sia in tutte le Lettere pastorali fino all’ultima, data alle stampe il 27 febbraio 1966, dal titolo La coscienza post-conciliare e che diverrà il suo testamento spirituale: “Tutti dobbiamo prendere coscienza di questo nuovo spirito che alita sulla Chiesa, destinato a trasformare la vita di ogni cristiano.”
In realtà con la sua vita umile e povera vissuta nel servizio episcopale, come padre tra figli o meglio come fratello tra i fratelli, per lui le attuazioni del Concilio non furono del tutto una vera novità, in quanto la sua missione pastorale l’aveva vissuta sempre così.