Già negli anni della giovinezza i compaesani avevano dato al Lojali il nome di “magna Cristi” per la partecipazione alla Messa e la sua comunione quotidiana. L’Eucarestia sarà il caposaldo della sua esperienza sacerdotale. “Se l’ufficio divino deve essere la mia letizia, l’eucaristia deve essere la mia vita.” L’Eucarestia celebrata, donata, adorata già prefigurata nell’iconografia del “pio pellicano”, che adottò per il suo stemma episcopale.
Nella Messa entrava profondamente nella celebrazione del divino mistero perché “per mezzo del sacrificio eucaristico Gesù capo fa crescere il corpo mistico nella vita di grazia, di carità e li stabilisce nell’unità.” La sua partecipazione al sacrificio di Cristo, espressa più volte nel suo Diario spirituale: “quando alzo il calice nella S. Messa chiedo sempre dalla mia prima celebrazione di spargere il sangue per Gesù”, si concretizzò nello “spendere il suo e di più se stesso per il bene delle anime”, come il buon tralcio innestato alla vite da il suo frutto. Anche nell’adorazione eucaristica in Cattedrale o in Cappella nelle ore notturne traeva forza e sostegno per il suo ministero “perché é ai piedi del tabernacolo che si apre un campo infinito dove trova posto ogni cosa” o come quando, scrivendo il suo diario è preso dalla stanchezza e gli viene spontaneo di alzarsi per andare a dire a Gesù, “aprendo la porticina del tabernacolo: ti amo Gesù.”
Durante il suo episcopato celebrò il Convegno eucaristico diocesano a Lugnano in Teverina (1950), partecipò ad alcuni Congressi Eucaristici nazionali e dedicò all’Eucarestia due Lettere Pastorali: La S. Messa 1960 e Il Ponte sul Mondo 1964.